Il palazzo

Affreschi e Saloni

Le stanze

Il Palazzo del Capitano sorge all’interno della cinta murata che, insieme alla roggia Lugugnana, racchiude, in forma rettangolare, ciò che resta dell’antico ed ormai inesistente, Castello di Cordovado. 
Due torri, collocate al centro dei lati lunghi, segnano gli accessi; la strada che attualmente collega le due torri divide l’area del Castello in due parti quasi uguali.  Il Castello Vescovile, di cui non resta traccia, sorgeva lungo la roggia Lugugnana al di là della chiesetta di San Girolamo all’estremità settentrionale del giardino della villa Freschi Piccolomini.  
Cordovado è di origine romana, probabilmente risale al 42 a.c. quando la zona venne suddivisa per creare i “praedia” (le proprietà) da assegnare ai legionari romani che costruirono la colonia di Iulia Concordia. Tipicamente, i praedium si evolvevano in villa, una casa padronale con intorno le costruzioni che ospitavano i servi; la prima cellula di un paese. Il praedium di Cordovado si sviluppò velocemente grazie alla sua posizione su un tratto del fiume Tagliamento. 

Intorno all’anno Mille il Vescovo di Concordia fa erigere il Castello Vescovile per difendere il villaggio dagli attacchi degli Ungari; il Vescovo di Concordia era Marchese di Cordovado. La Gastaldia di Cordovado aveva leggi proprie dal 1270; nel 1306 il Vescovo nominò la famiglia Ridolfi Giurisdicenti di Cordovado; erano dei militari e religiosi incaricati di amministrare il villaggio e la giustizia.
Il Palazzo del Capitano, Palazzo Ridolfi, inizia ad essere eretto in quegli anni. Alcune zone del palazzo mostrano tracce medievali risalenti a quel periodo. 
E’ un edificio di utilità, che nei secoli ha subito numerosi ricostruzioni e modifiche in base alle necessità d’uso. Sono stati aggiunti edifici che sono stati collegati al corpo centrale e creati porticati e zone agricole e militari. 
Tra il 1600 ed il 1700 si creò la maggior parte della casa che si può visitare ora. In particolare, il ciclo di affreschi celebrativi dello Zamolo che decorano il salone centrale  dell’edificio principale, racconta il ruolo di amministratori di giustizia dei Ridolfi. Gli affreschi appaiono essere una copia speculare di un ciclo di affreschi presenti ad Udine del Quaglio.  
La casa divenne dimora di abitazione, con varie scale e salotti, ed una misteriosa cappella di devozione nascosta nel corpo centrale, con una Deposizione di pregevole fattura. Gli affreschi e la definitiva struttura a cannocchiale raccontano di un periodo di prosperità.  Durante la peste tutti gli affreschi e decori della casa furono ricoperti di calce e si perde memoria dell’esistenza dei decori. Il Palazzo venne frazionato e divenne abitazione diffusa.